Psicoterapia Cognitiva

Cos’è la psicoterapia cognitiva

“Non sono le cose
  a farci stare bene o male
ma l’idea
  che ci facciamo di esse”

Epitteto

  • è uno dei trattamenti di elezione, scientificamente provato, per la cura della maggior parte dei disturbi psicologici;
  • fa appello alle risorse di autoguarigione del paziente aiutandolo a correggere i propri atteggiamenti mentali e ad apprendere modalità nuove e alternative per inquadrare e valutare le proprie esperienze;
  • presuppone una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti e chiarisce come molti dei nostri problemi siano influenzati da ciò che facciamo e ciò che pensiamo nel presente.

Ciò significa che è possibile eliminare o quantomeno arginare molti dei problemi che ci creano disturbo, agendo attivamente sui nostri pensieri e sui nostri comportamenti attuali.

Emozione, Pensiero e Comportamento

La terapia cognitiva parte dall'analisi di ciò che il paziente pensa e prova poichè presuppone che ci sia uno stretto legame tra ciò che la persona pensa di sé e degli altri e le emozioni che prova.

L’esempio che segue chiarisce i criteri fondanti la terapia cognitiva:

Incrociamo per le scale il nostro vicino di casa che ci passa accanto salutandoci frettolosamente senza neppure guardarci.
Se pensassimo ”chissà perchè mi saluta cosi frettolosamente, ce l'avrà con me? Avrò fatto o detto qualcosa di sbagliato?(PENSIERO)” Proveremmo senza dubbio uno stato di ansia e preoccupazione(EMOZIONI).
Se invece pensassimo: “Che maleducato! Ma come si permette di trattarmi con questa indifferenza!”, entreremmo probabilmente in uno stato emotivo di irritazione e rabbia.
Se, ancora, pensassimo “Ecco, neppure lui si accorge di me, non sono importante per nessuno” proveremmo tristezza e depressione.
Oppure potremmo pensare “ Oggi Luigi è davvero strano, deve avere grane in famiglia!” e, sereni, ci dimenticheremmo dell'avvenimento.

Come apparirà ora più chiaramente, di fronte allo stesso evento, l'emozione provata varia in relazione al tipo di pensiero elaborato, che riguarda valutazioni, inferenze e teorie su di sé e sull’altro. Inoltre le emozioni e il pensiero influenzano il nostro comportamento. Di fronte allo stesso evento persone diverse sperimenteranno pensieri ed emozioni diverse e di conseguenza comportamenti diversi.

In relazione all’esempio possiamo immaginare che chi reagirà con ansia tenderà ad avere tachicardia, sudorazione e poi comportamenti di evitamento della situazione problematica; chi reagirà con rabbia potrebbe tendere a rispondere aggressivamente o ancora chi si sente triste e depresso tenderà ad isolarsi e a perdere l'interesse per persone e cose.

L’individuo ha necessità di organizzare in un sistema di significati ciò che sperimenta nella quotidianità, nelle relazioni, nelle esperienze di lavoro, altrimenti sarebbe il caos. Un litigio con un collega scatena emozioni, pensieri e comportamenti che testimoniano qual è il nostro modo di vivere quell’evento, ci da un’idea di come ci poniamo con gli altri e ci offre anche un’idea di come consideriamo gli altri e il rapporto che intercorre tra noi e gli altri.

Cosa ci fa stare male

Ma perché persone diverse pensano provano e si comportano in modo diverso pur di fronte allo stesso evento? Ovvero che cosa ci fa star male?

Nel corso della nostra vita, a partire dalle prime relazioni interpersonali, abbiamo appreso un'idea di noi e degli altri, di ciò che ci possiamo attendere dagli altri e dal mondo, che si ripropone spesso nella lettura di ciò che ci accade nella quotidianità. Essere forti, essere incapaci, essere superiori agli altri, essere autonomi, essere disponibili, essere sostenuti dagli altri, essere compresi, essere accettati... sono alcune di queste idee su di noi e sugli altri che si manifestano ogni volta che un evento di vita li attiva.Se l'idea di noi e di come gli altri ci aspettiamo si comportino è molto rigida (es.: devo essere perfetto, devo essere sempre disponibile, devo essere sempre superiore agli altri, gli altri devono aiutarmi, mi lasceranno solo, mi criticheranno) e la persona non ha idee di sè alternative a cui poter fare riferimento, allora starà male e proverà emozioni negative particolarmente intense ogni volta che la situazione metterà in discussione quell'idea di sè o confermerà un’aspettativa negativa.

Allora il sintomo (per fare degli esempi: attacco di panico, abbuffate, rituali ossessivi, ritiro sociale, fobie, umore depresso, insonnia, dolori fisici ricorrenti, comportamento impulsivo e aggressivo ecc.), la parte visibile del malessere,è la manifestazione di una struttura mentale che non è più funzionale al benessere della persona.

Come la terapia ci fa stare meglio

Nel percorso terapeutico si ricostruisce l'idea che il paziente ha di sé e del mondo attraverso il racconto, e la narrazione che il paziente stesso porta in terapia di episodi di vita quotidiana e/o episodi riferiti alla propria storia.

Si tratta di un percorso realizzato insieme al terapeuta che permette di acquisire una maggiore consapevolezza di sè. E' una scoperta “guidata” mossa dal terapeuta che possiede conoscenze e tecniche che favoriscono l'osservazione di sè con la collaborazione del paziente che porta in terapia il suo vissuto.

Attraverso il percorso terapeutico la persona trova anche la possibilità di costruire idee differente di sé e dell'altro, di conoscere strategie mentali e comportamentali alternative alle proprie che risultano più funzionali ed adattive nell'affrontare i vari eventi di vita.